Rustiche Meraviglie: Tour Ibleo di Gesualdo Bufalino

By mercoledì, maggio 08, 2013 , , , , , ,

"...Venendo in Sicilia, non limitatevi, dopo Catania e l'Etna, a una pigra ricognizione delle venerande glorie di Siracusa, quasi che questa rappresenti l'approdo finale del vostro viaggio e vi sia, dopo, il deserto; ma convincetevi di trovarvi all'ingresso di una contrada dalle sorprendenti attrattive, la quale per essere stata finora sottratta ai clamori del turismo di massa, tanto più si offre illibata e fragrante al visitatore".
Il noto scrittore Gesualdo Bufalino, nato a Comiso, nei suoi romanzi e nei suoi scritti più volte ha tracciato una vera e propria mappa de la "propaggine estrema della Sicilia ionica, quella sorta di tozzo triangolo che figurava un tempo nelle carte sotto il nome di Contea di Modica".

Bufalino, nei volumi La luce e il lutto (1988) e Il fiele ibleo (1995), ha promosso il fascino di questo angolo ignoto di Sicilia denunciando altresì le sue mancanze e le inadempienze pubbliche e private.
In una rubrica del settimanale L'Espresso esalta il viaggiatore che sceglie Ragusa Ibla come meta del suo viaggio: "Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla. E convengo ch'è una discriminazione maleducata, non so quanto abbia da guadagnarne il turismo locale. Fatto sta che ci vuole una certa qualità d'anima, il gusto per il tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia...".
Cattedrale di San Giovanni 
Ragusa merita un "doppio soggiorno" poichè oltre all'antica Ibla dopo il devastante sisma del 1693 che distrusse la Sicilia orientale, si è sviluppata una nuova città dove il viaggiatore potrà ammirare i palazzi nobiliari Lupus Cosentini e la Cattedrale di San Giovanni: "carnosa nell'aggettante corpo centrale, s'impenna con un forte colpo di reni verso la cella campanaria, svettando su una scena di scale che dirupano splendidamente sbieche rispetto all'asse della strada". 
Ma a stregare il visitatore sarà la città inferiore in cui "s'intrecciano clausura e agio, abbandono e delicato sussiego, e un alito d'altri tempi si sprigiona così dai balconi delle case signorili, come dai pianterreni poveri e dai dammusi".

Bufalino invita ad esplorare il resto della Contea, scendendo verso Comiso si giunga nella piana di Vittoria, vivace centro agricolo "il cui fastigio si pone nelle colture da serra, bianche estensioni di plastica luccicanti sotto il sole come un mare senza confini". Comiso per lo scrittore "E' un paese antico, cresciuto attorno a un'antica sorgiva che ha preso nome da Diana, non senza qualche ragione, dal momento che nelle adiacenze sono affiorati ruderi di terme e mosaici con figure di numi e di dee."
Oltre le "rustiche meraviglie", Comiso è speciale agli occhi di Bufalino per la sua configurazione di città teatro: "stessa planimetria urbana, così mossa e pittoresca, come uno scenario già disposto, offerto alle sorprese e alle peripezie dello spettacolo", emerge soprattutto dalla "vocazione alla pantomima" presente negli aspetti della vita quotidiana della comunità. "Quì infatti, ogni persona tende senza sforzo a diventare personaggio; ogni gesto si accalora e si illumina di enfatico fuoco. Recita il venditore all'aperto quando decanta la propria merce e provoca con improperi e strambotti il cliente; recita il bevitore impegnato a un tavolo d'osteria nell'antico gioco del tocco".

Il tour suggerito da Bufalino continua risalendo gli Iblei, tra caratteristici muretti a secco e maestosi carrubi, verso Modica e Ispica. Modica con i suoi campanili, le sue chiese richiama "alle clamorose scenografie, che già conosciamo del barocco settecentesco... l'autentico blasone d'arte delle Sicilia sud-orientale". Raccomanda al visitatore una sosta ad Ispica "a vantaggio dei bei palazzi, delle cattedrali solenni" con un'escursione alla Cava d'Ispica "una valle lunga e magra, un termitaio di grotte, loculi, sacelli, che le meteore e gli uomini hanno misteriosamente scavato nei secoli".

La mappa del "Tour Ibleo" di Gesualdo Bufalino non è circoscritta ai soli interventi saggistici, si arricchisce di stimoli estratti dalle sue opere. In Argo il cieco si ci può avventurare fino a Chiaramonte Gulfi nel cui "giardino di sempreverdi pensile sulla valle" ha ambientato il ballo di Ferragosto, o fino a Camarina, in L'amaro miele, dove il paesaggio si apre fra i resti archeologici della città greca ed il golfo. "Gridano girasoli come zolfi, dai celesti crepacci ove s'inclina il golfo sul tramonto e in una molle zattera salpa l'isola a un eliso d'oro e di rosse nuvole".
Campagna Iblea, caratteristici muretti a secco
Ragusa Ibla
Ragusa, Chiesa di San Giorgio
Modica
Cava d'Ispica
Valli dei Monti Iblei

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2 commenti

  1. Assonante col giudizio bufaliniano "Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla", un modo di dire che viene spontaneo riesumare anche per uno che dalla Sicilia occidentale approda nelle teatrali città barocche del Val di Noto: Ci vuonnu uocchi pi taliari.

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    1. Concordo, quando andai nella Val di Noto ricordo la meraviglia, lo stupore e la bellezza che si alternavano ai miei occhi.. Ho amato subito Ragusa, specie Ibla, Ispica, Pozzallo e la bellissima Modica! La gente poi... la gente, spontanea, gioviale, aperta.. E' la landa più sperduta e più mistica di Sicilia.

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