La Luna nella cultura popolare siciliana

By lunedì, maggio 27, 2013 , , , , , , ,


La Luna nella fantasia popolare siciliana non è sempre lo stesso corpo si distrugge e si forma nuovamente ogni mese, distruzione e formazione che chiamiamo fari e sfari di Luna. All'innovazione lunare si attribuiscono varie influenze: come quella di far nascere funghi e asparagi, di far germogliare i fiori dei pomodori, e il mal di Luna, ossia la licantropia, che colpisce gli uomini concepiti in questo tempo.
Le viti si potano a Luna crescente, se si vuole ottenere un'abbondante raccolto. Le languste, i granchi e i ricci marini si devono pescare nel plenilunio, i meloni si devono seminare nel plenilunio di marzo. Le piogge e le mutazioni climatiche si aspettano sempre dall'una all'altra fase o dall'uno o all'altro novilunio.

Secondo un'antica leggenda si racconta che la Luna era sorella del Sole, che questo se ne invaghì e la sedusse, e la madre, fornaia, saputo il fatto, le diede con lo spazzaforno sulla faccia, onde le macchie lunari, condannando i due figli ad errare perpetuamente nel cielo ed a rimanere l'uno privo di moglie, l'altra priva del marito. Si dice anche, che per la vergogna la Luna si presenta una volta sola ogni mese in tutta la pienezza della sua faccia, e che le rimase in cuore un odio implacabile per il fratello: ragione questa per la quale ogni volta che s'incontrano, si accapigliano.

Non occorre dire che il popolo ha creduto che i pazzi e gli epilettici fossero invasi dagli spiriti maligni, e che buona parte delle malattie non avevano un origine naturale, ma fossero l'effetto di sortilegi e magie. Per vincere tali malattie si rincorreva a pratiche in cui le scienze occulte più o meno intervenivano.
Una pratica astrologica che vale la pena di riferire integralmente, perche ha tutta la precisione di un documento antico, è la seguente: «La sfatturatrice (cioè quella che distrugge le malie) a mezzanotte precisa parla con la Luna. Dalla Luna ricaverà la notizia se siasi di fronte ad una fattura o ad una malattia mandata da Dio o a un fatto naturale. Nell'affermativa di fattura, essa vedrà, mediante la Luna, se sia venuta dalla montagna o dalla marina: nozione indispensabile per venire alla ricerca di chi ha operato quel maleficio.» Avvenuta la scoperta, si fa lo scongiuro invocando l'acqua e il sale.

Tipicamente lunari sono il numero sette (sottomultiplo di vent'otto, i giorni del mese lunare) e il numero tre, che simboleggia Luna piena, nuova e mezzaluna: spesso infatti le Dee Madri sono adorate in forma trinitaria e tipicamente lunare è il triskel, spirale celtica a tre braccia, presente anche in Sicilia.

Infine, la Luna è stata anche fonte di ispirazione per i nostri letterati; Batà è un personaggio delle celebri Novelle per un anno di Luigi Pirandello. Siamo in Sicilia e Batà soffre di mal di Luna, perché «la madre da giovane andata a spighe, dormendo su un'aia al sereno, lo aveva tenuto bambino tutta la notte esposto alla Luna e tutta quella notte, lui povero innocente, con la pancia all'aria, mentre gli occhi gli vagellavano, ci aveva giocato, con la bella Luna, dimenando le gambette e i braccini. E la Luna l'aveva incantato…» . In un'altra novella, Ciàula Ã¨ il "caruso" di un minatore ed ha sempre vissuto in miniera. Una notte esce  trasportando un sacco pieno di zolfo, stravolto per la fatica, impaurito per il buio Ciàula  arriva in prossimità degli ultimi scalini con grande stupore si accorge di essere circondato da una luce simile a quella del sole. Sbalordito, lascia cadere il sacco dalle spalle e, sollevate le braccia, apre le mani nere verso la fonte di luce, la Luna. Ciàula sapeva dell'esistenza della Luna, ma non si era mai soffermato ad osservarla, solo in quel momento la scopre veramente. Restò a guardarla; per questa scoperta, cominciò a piangere senza volerlo, né saperlo.
Nel romanzo Lunaria di Vincenzo Consolo il protagonista è un viceré malinconico e misantropo, afflitto dall'esuberanza della moglie, "costretto" a vivere in una Palermo settecentesca solare e violenta di cui è l'unico a vedere la reale decadenza, obbligato a rappresentare un potere in cui non crede. Questo personaggio lunatico una notte sogna la caduta della luna. E la Luna cade davvero, in una contrada del vicereame, gettando scompiglio tra i contadini ma ancor più tra gli accademici chiamati a spiegare il prodigio con la loro povera scienza.

[Fonti: Wikipedia, Credenze e usi popolari siciliani - R. Castelli]

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